Roberto Saviano: “Da uomo libero sogno un bagno al mare”
Roma, 23 dicembre 2016 – “La prima cosa che vorrei fare da uomo ‘libero’ è un bagno al mare perché è una cosa che da un parte mi manca e dall’altra non mi sento di riuscire a restare a galla. Da piccolo ho sempre nuotato ma adesso è come se non avessi fiducia, sento sempre disagio in acqua”. Così Roberto Saviano, in una lunga intervista realizzata da Lucia Ascione durante ‘Bel Tempo si spera’ su Tv2000 si è aperto ai ricordi e ad alcuni racconti inediti molto personali.
“Spesso i miei sogni – ha raccontato Saviano – sono angoscianti. Mi torna sempre questa immagine di me chiuso in una stanza senza finestre dove c’è una via di fuga ma è troppo piccola. A volte troppo piccola per la mia ansia, in realtà potrei anche passare ma è talmente stretta che per claustrofobia non scelgo quel buco. Altre volte sogno di stare a Napoli nei quartieri spagnoli dove vivevo e mi vedo con tutti i capelli in testa. E mi chiedo: ‘Come è possibile ?’”.
Saviano, presentando il suo nuovo romanzo ‘La paranza dei bambini’, ha sottolineato che questi si relazionano “alla vita come un territorio di guerra: soldi subito, essere ‘fighi’, vestirsi bene, essere ammirati in una perversione dell’ammirazione cioè temuti. I genitori potrebbero mantenerli ma loro li disprezzano. Li ritengono degli sfigati perché guadagnano poco e corrono dietro ai mutui. Questi ragazzi vogliono invece il denaro immediatamente altrimenti, secondo loro, non arriva più”.
Lo scrittore ha inoltre rivelato che “per scrivere di Nicolas Fiorillo” si è ispirato “a diversi ragazzi della paranza dei bambini ma in particolare a Emanuele Sibillo, ammazzato a 19 anni e ricercato dalle polizie di mezza Europa già da due anni. Sibillo era un ragazzo brillante. Il mio personaggio sa scrivere, è attento a scuola. In realtà quasi tutti i ‘paranzini’ sono intelligenti, delle vere e proprie spugne. Anche perché questi ragazzini devono gestire le piazze dello spaccio. E’ come se a un ragazzino di 14 anni gli dessi da gestire un centro commerciale. Loro in sei mesi tirano su una valanga di denaro”.
Saviano ha anche voluto rispondere ad alcune critiche: “Illuminare l’ombra è la mia ossessione. Mi piace raccontare le ferite e ne sono tanto persuaso perché all’estero casi simili hanno portato un beneficio enorme. Come è avvenuto in Brasile quando si è smesso di raccontare solo del carnevale e si è in modo serio affrontato il tema della favelas. Questi libri hanno cambiato davvero la percezione. In alcuni c’è l’istinto di pensare che chi racconta il male stia diffondendo il male. Sono convinto invece che nel momento in cui conosciamo queste storie, le adottiamo e le trasformiamo”.
Saviano ha poi affrontato il “concetto di morte” sottolineando che “mi è stato così tante volte palesato davanti agli occhi che mi sembra lontano. Ci sono stati momenti durissimi: qualcuno mi diceva ‘fai testamento perché non si può mai sapere’. Mi parlavano come alle persone che sanno di avere una brutta malattia. Per questo mi sento un privilegiato perché vivo ciò che vivono i malati terminali pur non essendolo. Ad un certo punto della mia vita mi sentivo fortunato nonostante le auto blindate e i processi”.
“Da piccolo nell’immaginario degli altri – ha proseguito Saviano – ero una specie di secchione. Ero super aperto, avevo alcune bestie nere, mi piaceva molto la letteratura italiana, la biologia un po’ meno anche se mia madre essendo una geochimica mi spingeva a studiare le materie scientifiche. C’è stata anche una fase della mia vita in cui ero un super ribelle, organizzavo anche le occupazioni”.
Nel percorso dell’esperienze personali Saviano ha anche parlato di San Gennaro una figura “molto presente nella mia vita. Colleziono persino statuette di San Gennaro, ho anche un suo busto. Mi piace san Gennaro perché è un santo che nella tradizione può ascoltare ufficialmente solo i napoletani di nascita e gli emigranti. E’ un santo – ha aggiunto ridendo – a cui puoi chiedere tutto anche di rubare ma con dei vincoli: non si deve rubare tanto, deve essere proprio necessario e mai sangue”.
Lo scrittore napoletano ha infine rivolto un pensiero al Natale: “Mangio gli struffoli, il susamiello, il roccocò, la pastiera e la cassata. Sono anche un grande appassionato del presepe, meno dell’albero di Natale”.
23 Dicembre 2016