Manchester: Tv2000 dedica ‘Premio Elsa Morante Ragazzi’ alle vittime
Docu-film ‘Almeno Credo’ di Gualtiero Pierce vince la sezione ‘Il mondo salvato dai ragazzini’. Cerimonia stamane all’Auditorium Rai di Napoli. Imam Moschea Magliana Roma: “Nessun rapporto tra religione e terrorismo. Isis ? Sono solo delinquenti”
![Tv2000 Premio Elsa Morante 1](https://www.tv2000.it/ufficiostampa/wp-content/uploads/sites/31/2017/05/Tv2000-Premio-Elsa-Morante-1-300x205.jpg)
![Tv2000 Premio Elsa Morante 4](https://www.tv2000.it/ufficiostampa/wp-content/uploads/sites/31/2017/05/Tv2000-Premio-Elsa-Morante-4-300x169.jpg)
“Dedicando il premio alle vittime di Manchester – ha spiegato Gualtiero Pierce – abbiamo voluto ribadire con forza che non esiste solo questo tempo oscuro, antagonista e violento ma c’è anche il tempo dell’ascolto dei giovani che hanno fede, credono nel futuro, negli altri e in sé stessi. Questa esperienza straordinaria mi ha confermato che se c’è un ragazzo di 20 anni che si uccide per uccidere questo non è un problema religioso ma della società. Se c’è un ragazzo che decide di cancellare la propria vita è un problema che riguarda tutti. La religione diventa uno strumento usato molto male ma arriva solo alla fine, prima ci deve essere la società”.
![Tv2000 Premio Elsa Morante 2](https://www.tv2000.it/ufficiostampa/wp-content/uploads/sites/31/2017/05/Tv2000-Premio-Elsa-Morante-2-300x169.jpg)
ALMENO CREDO
Un film di Gualtiero Peirce
Li abbiamo conosciuti bambini, in tre scuole religiose. Li abbiamo incontrati di nuovo dieci anni dopo. Questa storia è cominciata prima. E questa storia proseguirà ancora.
![Tv2000 Premio Elsa Morante 3](https://www.tv2000.it/ufficiostampa/wp-content/uploads/sites/31/2017/05/Tv2000-Premio-Elsa-Morante-3-300x169.jpg)
Gualtiero Peirce è tornato ad ascoltarli a distanza di un decennio. Oggi il mondo è un altro, intorno e nel nome delle religioni sono successe tante cose, molte orribili. E intanto quei bambini sono diventati donne e uomini giovanissimi che iniziano a camminare da soli in una realtà sempre più tragica e complessa. Come in passato, anche stavolta il racconto è basato esclusivamente sulle loro voci, costruito come un dialogo a distanza. Spiegano di essere ancora guidati dalla fede, anche se talvolta ostacolata dal dubbio, sostenuti dalle proprie identità ma anche preoccupati per questo, spinti dai sogni e trattenuti dalle paure.
C’è Alessio che alle elementari non aveva mai voglia di indossare la kippah, un formidabile disco volante tra le sue mani. Alessio oggi ha scelto di andare a vivere in Israele: “La terra del popolo a cui appartengo”. E proprio lui risponde a distanza a Mohamed, che da piccolo giocava al computer per affrontare il ramadan e che oggi, avvilito, non trova le parole per spiegare il rapporto fra la sua fede e il terrorismo. Ci pensa Alessio, il giovane ebreo partito per Israele, con fede assoluta: “Chi collega la religione musulmana e il terrorismo commette un errore gravissimo, perché nessuna religione dice di uccidere”. E poi c’è Sofia, con la sua piccola croce al collo: da piccola diceva che Dio somigliava a Giulio, il suo compagno biondo di cui era innamorata. Oggi Sofia è felice di condividere con una sua amica turca un sentimento di fede che è “amore, soltanto amore”. E c’è Pietro, che quando la maestra, mostrando le braccia aperte di Cristo sulla croce, spiegò l’importanza dell’accoglienza disse – a sei anni – che “se stai con le braccia aperte e viene qualcuno a menarti non puoi difenderti”. Oggi Pietro conferma di avere ancora quella paura e che bisogna trovare un modo giusto per accogliere gli altri.
E ancora. Tasnim, orgogliosa del suo magnifico velo colorato, ma sconfortata dall’ignoranza della gente che non ha voglia di ascoltarla. Tasnim vuole fare la giornalista da grande, sua sorella Mariam la chirurga. E c’è la loro amica cara, Susanna, che il velo non lo indossa, suo padre è musulmano, sua mamma cattolica e lei sta scegliendo in piena libertà il suo cammino spirituale: “noi giovani dobbiamo imparare il rispetto, troppo spesso non lo conosciamo”. E poi Moris, che nella capitale d’Italia non va in giro con la kippah perché è pericoloso e che in prima elementare sapeva già che la mela di Eva è “il frutto della conoscenza”. Oggi Moris sta studiando per diventare un insegnante, “perché solo insegnando i valori fondamentali, il mondo puo’ migliorare”.
Infine, insieme a molti altri, Safa e David, che sono veri anche se sembrano inventati. Lei musulmana, lui ebreo. Lei, dieci anni fa, era la più piccola col velo, lui uno dei bimbi più vivaci, con l’uomo ragno sulla sua kippah. Oggi vanno nella stessa scuola, l’istituto aeronautico. E condividono il medesimo sogno: diventare piloti. Sorridono seduti uno accanto all’altra: “Volare significa essere liberi”. Parole luminose in tempi terribilmente oscuri. Sì, il mondo può essere salvato dai ragazzini.
25 Maggio 2017