Le telecamere dell’emittente della Cei tornano nella città siriana testimoniando la distruzione, il terrore ma anche la speranza e il tentativo della gente di tornare ad una vita normale

Roma, 01 settembre 2017. Aleppo rialza la testa tra le macerie, il sangue, i bambini cresciuti nel terrore, le donne violentate dagli jihadisti e rifiutate dalle famiglie d’origine. Una città della Siria diventata il simbolo mondiale del terrore che oggi cerca lentamente con speranza di riprendersi la propria esistenza. Le telecamere di Tv2000, attraverso il reportage dell’inviato Massimiliano Cochi dal titolo ‘Aleppo: le macerie, la speranza’ in onda lunedì 4 settembre alle ore 20.45, sono tornate nei luoghi distrutti di Aleppo. Un viaggio attraverso la devastazione, gli scheletri degli antichi edifici, il racconto dei sopravvissuti con gli occhi ancora colmi di violenza e sangue. Oggi, dopo sette mesi di tregua, gli abitanti di Aleppo stanno tornando. Grazie anche alla Chiesa locale che ha aiutato oltre 500 famiglie a ricostruire le proprie case e oltre 200 padri di famiglia a riavviare le proprie attività economiche.
C’è stato un tempo in cui Aleppo era considerata la piazza del mondo per la sua anima multiculturale e il suo essere ponte tra Oriente e Occidente. E l’Unesco aveva proclamato le strade e le piazze della città vecchia patrimonio dell’umanità. Oggi ad Aleppo la città vecchia è stata completamente rasa al suolo; così come molti quartieri, soprattutto nella zona est. Le sofferenze di chi in questi anni è rimasto in città sono state enormi. Le scuole, gli ospedali, gli edifici pubblici sono stati bombardati. In molti quartieri mancano acqua e luce e in alcuni zone la sicurezza non è ancora garantita.
Il 60 per cento delle chiese sono state distrutte o pesantemente danneggiate. “Una domenica durante la messa più affollata – ha ricordato commosso Padre Ibrahim Alsabagh, parroco della comunità cattolica di San Francesco d’Assisi ad Aleppo – mentre stavo distribuendo la comunione ai fedeli un missile ha colpito la cupola della chiesa. Tutto ha cominciato a tremare, non sapevamo cosa fare, avevo il Santissimo tra le mani e subito dopo mi sono ritrovato a terra. Tutte le ostie sono cadute e si sono mescolate con il sangue. Nessuna è rimasto ucciso ma se il missile fosse entrato avrebbe lasciato 70 cadaveri all’interno della chiesa. Nei momenti più sacri per noi spesso ci hanno lanciato contro i missili con il chiaro messaggio di terrorizzare la gente e farla scappare dal Paese”.
I bambini non sanno cosa sia la pace. Le strade disastrate, i palazzi sventrati, le esplosioni e le bombe per loro sono la normalità. Sono nati con la guerra e la pace non l’hanno mai conosciuta. Ad Aleppo bisogna ricostruire però anche i cuori delle persone.
“I bambini – ha raccontato padre Ibrahim Alsabagh che nella parrocchia di San Francesco organizza un campo estivo frequentato da oltre 800 bambini – hanno tante ferite. I giochi, i loro comportamenti sono pieni di violenza. Hanno bisogno di un punto di riferimento dove possono sentirsi al sicuro, dove incontrarsi e scoprire i loro talenti per farli crescere dal punto di vista umano ma anche spirituale”.

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1 Settembre 2017