Amianto: inchiesta Tg2000, “Causa altri tumori, fibre in acqua potabile”
Equipe ricercatori oncologici Università Bologna rivela al telegiornale di Tv2000 che l’ eternit è la causa anche di tumori al fegato, laringe e fegato: “Aumenta bacino vittime”. E la gran parte delle tubature dell’ acqua delle città italiane sono in cemento-amianto. Oncologo Brandi: “Tumori causati anche da fibre ingerite”.
Roma, 15 marzo 2018. Si allarga la tipologia dei tumori dovuti all’amianto. Oltre al mesotelioma pleurico sono stati riconosciuti anche tumori al polmone, alla laringe e al fegato. E da recenti studi condotti in particolare nella Regione Emilia Romagna si sono scoperte fibre di amianto nell’acqua potabile. Un’inchiesta del Tg2000, il telegiornale di Tv2000, curata dalla giornalista Caterina Dall’Olio, già vincitrice del prestigioso Premio Agnes, denuncia, nella prima di una serie di puntate, lo strettissimo legame tra amianto e tumori e i possibili rischi per la salute dei cittadini dovuti alla presenza di fibre nelle condutture dell’acqua delle città italiane fatte in cemento-amianto.
“Il mesotelioma pleurico – ha spiegato Giovanni Brandi, professore di Oncologia all’Università di Bologna, e testa dell’equipe di ricerca sui tumori legati all’amianto – è il tumore cosiddetto indice ma la maggior parte dei tumori dovuti all’amianto non sono mesotelioma sono altri tumori. Numericamente sono molto più importanti: dal tumore del polmone che è il primo come numero di casi a quello della laringe fino a quello delle ovaie. E il bacino delle vittime è già aumentato”.
Per molti anni l’amianto è stato considerato un materiale miracoloso per alcune sue caratteristiche, come la resistenza al calore e all’azione di agenti biologici, poi si è capito che non era adatto all’uomo. Dagli anni novanta è stato bandito dall’utilizzo industriale e nell’edilizia e si è dimostrato un legame tra l’esposizione all’amianto e il tumore al polmone. Il picco di maggiore incidenza (ossia il numero di nuovi casi di malattia in un anno) per il mesotelioma pleurico è atteso tra il 2020 e il 2025, secondo il Piano nazionale amianto. Si prevedono 800-1000 morti l’anno tra gli uomini, mentre sono imprecise le stime per le donne, per gli altri organi colpiti dal mesotelioma e per le altre malattie collegate all’amianto.
“Noi per molto tempo – ha proseguito il professor Brandi – quando pensiamo all’amianto lo abbiamo associato al mesotelioma purtroppo bisogna rendersi conto che non è così. L’inalazione è sicuramente dalle nostre parti la via principale. La seconda fonte è quello che noi ingeriamo direttamente e la quota di questa seconda fonte in certe zone è la presenza di fibre di amianto nelle acque potabili. Recentemente abbiamo messo a punto diversi studi e identificato un altro tumore quello del fegato. È il tumore delle vie biliari. In Emilia Romagna, secondo i dati ufficiali della Regione, abbiamo 5120 chilometri, che sono circa il 26% di tutta la rete idrica, di tubature di eternit. Bologna è sicuramente la città più campionata d’Italia forse d’Europa”.
La chiamano la strage silenziosa perché si consuma senza clamore. I lavoratori continuano a morire uno ad uno, annegati dall’acqua nei polmoni, a decenni di distanza dall’esposizione alle terribili fibre dell’amianto. Funerali su funerali, intervallati dai pochi e difficili processi cui le famiglie delle vittime demandano la ricerca di verità e giustizia.
I numeri dei morti di malapolvere certificano un’epidemia senza fine. Nelle Officine Grandi Riparazioni delle Ferrovie dello Stato di Bologna, dagli anni Cinquanta fino alla messa in bando dell’amianto, quest’ultimo veniva utilizzato in abbondanza per la coibentazione delle carrozze dei treni. “Abbiamo convissuto negli anni con questo problema. Si lavoravano oltre 100 tonnellate di fibre di amianto all’anno. Per ora le morti si attestano sulle 700. Qui oggi la paura è tanta”, ha denunciato Salvatore Fais, ferroviere che ha lavorato alle Ogr per trent’anni.
E adesso, dove la maggior parte dell’amianto, grazie al piano nazionale amianto, è stato bonificato dai territori di superficie, il problema rimane nelle tubature cittadine, in buona parte delle città italiane fatte di cemento-amianto.
“E’ un tema che di fatto riguarda tutta Italia – ha sottolineato l’assessore alla Sanità del Comune di Bologna, Giuliano Barigazzi – perché in gran parte molto spesso le tubature sono state fatte in cemento-amianto. Stiamo procedendo con un monitoraggio e anche con un’idea di maggiori campionamenti insieme alla unità sanitaria locale. L’ azienda pubblica che si occupa della sostituzione delle tubature ha un piano anche di sostituzione di quelle tubature. Oggi la sostituzione delle tubature a Bologna è di circa lo 0,85 anno. È un tasso di sostituzione più alto di quello della Regione Emilia Romagna che ha un tasso dello 0,45 circa. Però non c’è un vero e proprio piano, tenendo conto che solo a Bologna ci sono circa 800 chilometri di tubature”.
15 Marzo 2018