Le telecamere dell’emittente della Cei all’interno della struttura creata da una comunità contemplativa inserita in un palazzo della periferia di Roma. Un’oasi di preghiera e raccoglimento.
Don Gabriele: “Serpentone unifica e schiaccia vita della gente. Abbiamo portato un po’ di colore nel grigio del cemento”.
 
Roma, 15 aprile 2018. Un monastero all’interno del serpentone di Corviale, nella periferia ovest di Roma, dove Papa Francesco si è recato in visita alla parrocchia di San Paolo alla Croce. Un luogo di preghiera tra le famiglie che negli anni hanno occupato abusivamente le case. Le telecamere di Tv2000 sono entrate nella struttura documentando una vera e propria oasi di pace e raccoglimento. Al serpentone dal 1992 dopo la visita di Giovanni Paolo II alla parrocchia di San Paolo della Croce vive la ‘Fraternità dell’Incarnazione’ un’ associazione di sacerdoti diocesani nata a Firenze nel dopo Concilio che ha come carisma l’evangelizzazione delle zone periferiche.
“Lo chiamano serpentone – ha commentato don Gabriele Petreni, sacerdote della Fraternità dell’Incarnazione al microfono della vaticanista del Tg2000, Cristiana Caricato – ma è in realtà una struttura lineare che si snoda dritta per dritta. E’ qualcosa di particolare che unifica e schiaccia la vita delle persone, le rende tutte uguali. La bruttezza della struttura architettonica inevitabilmente crea un pregiudizio sulle persone che ci abitano. Nessuno dice ‘Io vorrei andare abitare lì perché quello è un posto brutto e chi ci abita deve essere anche lui brutto’”.
I sacerdoti hanno scelto di abitare nel primo lotto al quarto piano, dove ci sono le famiglie che hanno occupato abusivamente gli appartamenti, lì c’è un monastero con una cappella. I preti condividono in tutto la vita delle famiglie che abitano a Corviale compresi disagi ed emarginazione. Allo stesso tempo aiutano a stabilire relazioni umane in un luogo dove è difficile creare solidarietà. Una comunità contemplativa inserita in un palazzo di periferia.
“Le persone – ha proseguito don Gabriele – hanno custodito questa struttura per anni. Le donne, le mamme nei primi anni hanno fatto le ronde per intere nottate per difendere il posto dallo spaccio della droga. Hanno custodito e lavato per anni e anni le scale di questo quartiere che sono affidate alla gestione volontaria. Sono chilometri di scale, non c’è una ditta di pulizie, non c’è un portiere. Dobbiamo ringraziare il nostro postino perché con una pazienza e una dedizione infinita viene a portarci la posta che altrimenti andrebbe perduta”.

“In un contesto di sporcizia – ha concluso don Gabriele – a volte di degrado con questo grigio che distrugge tutti gli altri colori questa nostra terrazza meravigliosa che si affaccia sulla campagna romana bellissima si è prestata ad essere trasformata in un corridoio di un monastero moderno ma comunque di un monastero. Il legno ad esempio ha bilanciato il cemento e i colori dei materiali sono quelli che erano stati pensati in origine dagli architetti sin dall’inizio”.
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15 Aprile 2018