Mons. Cuttitta ospite di ‘Bel tempo si spera’: “Aveva già capito che sarebbe arrivato il suo momento ma è andato fino in fondo”.

Roma, 19 ottobre 2018. “Il sacrificio di don Pino Puglisi entra nella dimensione del martirio. È stato coerente con il Vangelo e la sua vita di sacerdote. L’essere beato, e spero presto possa diventare santo, è una sorta di coronamento del suo vissuto. La sua è una santità non da élite, ma è una santità del quotidiano”. Lo ha detto il vescovo di Ragusa, mons. Carmelo Cuttitta, ospite di ‘Bel tempo si spera’ su Tv2000. Figlio spirituale del beato Pino Puglisi, mons. Cuttitta ha aperto l’album dei ricordi e dei giorni trascorsi insieme al sacerdote di Brancaccio, di cui domenica 21 ottobre la Chiesa ricorda la memoria liturgica.
“Mi capita anche oggi – ha aggiunto mons. Cuttitta – di chiedere aiuto a don Pino. Perché è un legame che è cresciuto nel tempo. Ho avuto la possibilità di stare accanto a un santo. Quando ho qualche difficoltà seria mi ricordo sempre di lui”.
Un’amicizia di lunga data quella do mons. Cuttitta con don Pino iniziata nel 1970 quando padre Puglisi giunge a Godrano, piccolo paesino di montagna in provincia di Palermo. È il suo primo incarico da parroco e Cuttitta è un bambino di soli 8 anni che da subito resta affascinato dalla modernità di questo sacerdote con i pantaloni, una novità per quell’epoca in cui i prelati giravano per le strade con la tonaca. In lui trova un punto di riferimento, “un padre, un fratello e un amico fedele”, nel suo sorriso il desiderio di essere felice attraverso la scelta di entrare in seminario e diventare sacerdote e oggi da vescovo un esempio di sacerdote da seguire e a cui affidare il suo servizio di pastore.

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“Non sono l’unica vocazione – ha sottolineato il vescovo di Ragusa a Tv2000 – curata da don Pino Puglisi. C’è stata una fioritura in un periodo particolare del suo impegno per i giovani nel quale ci si è ritrovati con tante persone che hanno fatto scelte di vita consapevoli e ardimentose. Don Pino ha avuto sempre l’opportunità di stare con i giovani”.
“Quel 15 settembre 1993 (giorno della morte di don Puglisi ndr) – ha ricordato mons. Cuttitta – mi trovavo nel nord Italia per festeggiare un amico che si era consacrato all’interno della comunità di don Divo Barsotti. La sera, dopo aver fatto ritorno a Palermo, mi trovavo con il cardinale Pappalardo e iniziarono ad arrivare le prime telefonate nella portineria dell’arcivescovado. Non siamo riusciti a comprendere cosa fosse accaduto, le notizie si rincorrevano senza chiarezza e ci siamo precipitati in macchina per capire. Siamo andati all’ospedale Buccheri-La Ferla, che è vicino alla casa di don Pino e insieme al card. Pappalardo ho trovato il suo corpo esanime. Siamo rimasti di stucco nel pensare che un sacerdote mite e attento alle persone come lui fosse stato ucciso. La Palermo di quei tempi era la città che aveva visto l’uccisione di Falcone e Borsellino”.
“Don Pino Puglisi – ha proseguito mons. Cuttitta ospite di Tv2000 – aveva già capito che gli poteva succedere qualcosa di brutto, però se lui a Brancaccio si fosse ritirato o avesse ridotto in qualche modo la sua azione pastorale lui non sarebbe stato don Pino Puglisi. Lui è andato fino in fondo. Sapeva perfettamente che sarebbe arrivato il suo momento”.
“Don Pino – ha concluso mons. Cuttitta – mi aveva regalato una stola per l’ordinazione sacerdotale che io utilizzavo regolarmente. Mi è sembrato molto bello poter mettere qualcosa di me, qualcosa che lui mi aveva donato all’interno della cassa funebre”.

19 Ottobre 2018