Noa: “Futuro di Gerusalemme è essere capitale Israele, Palestina e della pace mondiale. Da ebrea penso che Maria sia la purezza. Papa Francesco unico leader umile”
La cantante ospite della decima puntata del programma ‘Ave Maria’ condotto da don Marco Pozza.
Roma, 17 dicembre 2018. “Oggi Gerusalemme è diventata un campo di battaglia per estremisti, una zona di guerra per tutti gli estremisti ed è la cosa peggiore che possa succedere per Gerusalemme. Gerusalemme deve essere una città di pace, per tutte le persone. Secondo me il futuro di Gerusalemme è essere la capitale di Israele, la capitale della Palestina e la capitale della pace mondiale”. Lo dice Noa nella decima puntata del programma ‘Ave Maria’ con Papa Francesco, condotto da don Marco Pozza, teologo e cappellano del carcere di Padova, in onda su Tv2000 martedì 18 dicembre alle ore 21.05.
“In questo periodo, quando penso a Gerusalemme – prosegue Noa – voglio piangere. Sono molto turbata da quello che sta succedendo a Gerusalemme. Gerusalemme per me è una città meravigliosa, bellissima, quando sono venuta in Israele ho vissuto a Gerusalemme ed è stato l’inizio del mio amore, con mio marito. È una città meravigliosa con molti misteri e storie”.
“Verso i 20 anni – ricorda Noa – ho iniziato a capire la situazione politica in Israele, perché, francamente, non ero connessa, sai come un adolescente, ero un soldato, non conoscevo la situazione dei palestinesi, non sapevo niente sull’occupazione. Quando ho iniziato a conoscere le cose ho detto ‘oh mio Dio abbiamo un problema, dobbiamo risolverlo, dobbiamo fare qualcosa per questo’. Ho realizzato che c’era un problema e ho sentito qualcuno che cercava di risolverlo, parlando con i palestinesi, cercando di creare due Stati per due popoli che poi, secondo me, è l’unico modo possibile”. Noa sostiene inoltre che “c’è un prezzo da pagare per parlare apertamente di qualcosa. Il prezzo del parlare è alto, ma il prezzo del silenzio è più alto, e il prezzo del silenzio sarà pagato dai nostri bambini. So che se parlo di pace alcune persone della destra, degli estremisti non mi ameranno ma so che sto facendo la cosa giusta e se non la faccio può essere una catastrofe qui nel mio Paese e i miei figli pagheranno il prezzo del mio silenzio e del mio comportamento codardo e non lo farò”.
La cantante israeliana si sofferma anche sulla figura di Maria: “Parlo da estranea al cristianesimo o al cattolicesimo perché sono ebrea. Quindi la mia percezione di Maria non arriva dall’interno, dalla conoscenza della lettura, ma davvero come una cantante, da estranea. Quando penso a Maria penso alla purezza, penso all’onestà, penso alla bellezza, penso alla maternità, penso alla femminilità nel senso più alto e penso all’inclusività dell’abbraccio che circonda tutti senza lasciare nessuno fuori, penso al miracolo e penso che senza miracoli la vita sarebbe orribile. Dobbiamo credere nei miracoli e penso che la vita stessa sia un miracolo”.
Infine un pensiero a Papa Francesco: “Sono una grande sostenitrice dell’umiltà. Forse l’unico leader che vedo oggi che la ha, è Papa Francesco ed è per questo penso che sia così grande. È una persona che davanti a milioni di persone lo guardano è umile, gentile, sempre aperto. Questo significa che forse dovremmo guardare le cose in modo diverso, che forse dovremmo evolvere, che forse ci siamo sbagliati”.
17 Dicembre 2018