Migranti: ‘Città invisibili’, sette docu su accoglienza e coraggio
Roma, 27 dicembre 2018. ‘Città invisibili’ sette documentari per altrettanti luoghi modelli in Italia di convivenza possibile, storie di quotidiana e straordinaria accoglienza. Su Tv2000, a partire dal 30 dicembre, tutte le domeniche alle ore 19. In un continuo rimando tra il conosciuto e lo sconosciuto, tra il dicibile e il taciuto, un viaggio in Italia per svelare luoghi, storie e realtà di accoglienza e integrazione possibile. Un mondo sommerso di esperienze in cui qualcuno ha avuto il coraggio di provare a trasformare la paura in opportunità e l’utopia in realtà. Emergono così le città invisibili, nascoste dietro il racconto del visibile che invade le cronache dei tg e dei giornali.
Queste le puntate: La città diffusa- Belluno; La città che canta- Benevento ; La città di Frontiere- Como; La città della bellezza- Latina; La città modello- Pettinengo (Biella); Il progetto Gustamondo- Roma; La valle accogliente- Val Camonica (Brescia) .
Di Massimo Ferrari, Gaia Capurso, Manuele Mandolesi
Date messa in onda e sinossi:
30 dicembre 2018
La città diffusa – Cadore (Belluno)
In risposta all’arrivo di richiedenti protezione internazionale sul territorio bellunese, la cooperativa sociale Cadore è passata dall’accoglienza di “viaggiatori” a quella di rifugiati, sperimentando un progetto di ospitalitàà diffusa che pone particolare attenzione alla formazione e all’inclusione sociale dei propri ospiti.
Grazie all’intuizione di fare rete con la Caritas locale, singoli volontari e il centro scolastico, la cooperativa ha impostato l’attivitàà di accoglienza nell’ottica di offrire alle persone ospitate nuove prospettive di vita, con percorsi volti a “creare lavoro” attraverso progetti di auto-imprenditorialitàà anche in forma associata.
6 gennaio 2019
La città che canta – Benevento
Petruro, paesino della Irpinia, è un laboratorio sociale e umano della Caritas di Benevento guidata dal carismatico Nicola De Blasi. Prete di strada innamorato del prossimo don Nicola non solo è persuaso che aprire le braccia sia «l’esperienza più bella dell’essere umano» ma è deciso a farne opere. L’ umanità è la chiave del Manifesto «Welcome», che non tocca solo i migranti ma tutte le fragilitàà, dai ragazzi degli ospedali psichiatrici giudiziari ai disoccupati fino ai vecchi abbandonati, dalle famiglie disagiate ai disabili.
Al manifesto «Welcome», hanno aderito 14 piccoli Comuni che in questo modo potranno accedere a finanziamenti altrimenti perduti. Alle prime assemblee i volontari di don Nicola si sono sentiti strillare cose come «Non vogliamo i neri! Ci pigliano le donne!». Poi, come scriveva Harper Lee, capita che viste da vicino le persone appaiano del tutto differenti: più simpatiche. Così può diventare collettiva la lotta contro il male di Rajvir e dei suoi. Aiutata da tanti, Meher ha smesso di sbattere la testa al muro per punirsi d’una colpa che non ha, la morte del suo bambino. Aiutato da tanti, Rajvir sta prendendo la patente, e gireràà con un furgoncino nei paesi a vendere frutta e verdura, come faceva a Khost. Allora saràà pronto ad aiutare tanti altri.
13 gennaio 2019
La città di Frontiera – Como
Il nostro viaggio tra le città invisibili, le città che accolgono i migranti, questa volta partirà dal Monte dei Poeti, un parco letterario e paesaggistico fra Como e Brunate. Allo scopo di rafforzare il collegamento fra città e monte, qui vedremo realizzarsi un corso sull’arte dei muri a secco promosso dalla parrocchia di Rebbio, dall’associazione Sentiero dei Sogni e dal coordinamento CAS Comaschi.
L’iniziativa prevede la partecipazione di trenta migranti provenienti da Gambia, Ghana, Mali e Nigeria e di quindici cittadini interessati a valorizzare una porzione di Como a forte valore agricolo e storico. Insegnare questa particolare tecnica, difatti, oltre a trasferire a quanti saranno coinvolti competenze lavorative basilari, contribuirà al recupero dei paesaggi terrazzati, ormai dissestati e in stato di rovina a seguito dell’abbandono dell’agricoltura nel comasco.
Il cuore propulsore di questa particolare sensibilità è il parroco di Rebbio, Don Giusto Della Valle, che grazie all’aiuto di tanti volontari della sua parrocchia e delle zone limitrofe ha aperto le porte della sua casa e dell’oratorio per ospitare uomini, donne, bambini, intere famiglie. “Accogliere con coraggio e senza paure” è da sempre il suo motto e con questo spirito missionario non ha mai esitato a far suo l’invito della Caritas diocesana di dare una mano a ospitare questi profughi e a sollecitare l’intera comunità diocesana a fare altrettanto.
Grazie all’impegno del parroco, don Giusto Della Valle, la parrocchia di Rebbio per mesi è stato un rifugio per tanti rifugiati, molti dei quali minorenni, respinti dalla Svizzera o dal centro di accoglienza temporanea di via Regina Teodolinda. Per ognuno di loro l’ultimo rifugio è stato don Giusto che per tante notti è andato addirittura a cercarli, insieme ai volontari dell’oratorio, caricandoli sulla sua auto per impedire che sfiniti si abbandonassero a dormire a lato di una strada. «L’immagine che mi porto nel cuore è di tutte quelle persone, accalcate senza riferimenti, che vivi alla stazione San Giovanni nel luglio dell’anno scorso», ricorda don Giusto.
« Credo che l’accoglienza sia una delle cose fondamentali della vita. Si accoglie e si è accolti; mentre si è accolti si è anche accoglienti. L’accoglienza non è tale se non è reciproca.
20 gennaio 2019
LA CITTà DELLA BELLEZZA -LATINA
Un viaggio alla scoperta della bellezza che si cela dietro un manufatto sartoriale.
A Latina esiste l’ Atelier Acanthus: uno spazio, situato nel cuore della città ,dove si creano prodotti sartoriali realizzati dalle numerose donne migranti e rifugiate politiche accolte in questi anni dalla cooperativa Astrolabio.
I lavori di queste donne sono di alta qualità, un mix perfetto tra il miglior artigianato Made in Italy e tradizioni manifatturiere provenienti da culture lontane.
L’idea dell’Atelier non nasce per caso. Molte di queste donne avevano esperienza nel settore, nei propri paesi di origine. Ricamo, tessitura, sartoria, lavori manuali che costituiscono un grosso patrimonio e che possono essere messi a frutto per dare a queste donne una seconda opportunità. Un’opportunità di integrazione e lavoro attraverso un’attività manuale che, in qualche modo, diventa il filo conduttore che unisce le radici con il futuro.
Borse di pelle, abiti, parure di asciugamani e lenzuola, creazioni floreali, con un’attenta selezione delle materie prime impiegate. Oltre a questo le ragazze si occupano di piccole riparazioni, della stiratura di abiti e di biancheria. Ogni donna qui può esprimere il proprio talento liberando la creatività e allontanandosi dall’esperienza dura e negativa che ha subito in precedenza”. Il lavoro manuale costituisce un vero e proprio “rifugio” nel quale spaziare con la fantasia e realizzare, attraverso abilità ed originalità, piccole creazioni artigianali.
27 gennaio 2019
La città modello – Pettinengo (Biella)
In un laboratorio artigianale messo un gruppo di rifugiati crea teli artistici da cui vengono creati oggetti fatti interamente di materiali di scarto. In questo viaggio scopriremo “L’arte dei rifugiati” un progetto umanitario della Fondazione Spiral Onlus con il patrocinio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per Rifugiati (UNHCR), in cooperazione con Centro Astalli, Laboratorio 53 e Programma Integra. In poco tempo l’arte dei Rifugiati ha trasformato quindici tonnellate di “plasticaccia” in oggetti d’arte funzionale colorata e allegra, che sorprendono e commuovono per la cura e la fantasia della loro esecuzione. Questo esperimento riuscito è il risultato di una partecipazione civica che non può portare altro che benefici, sia ai nuovi abitanti della città di Roma sia ai suoi più antichi residenti, contribuendo così al bene comune: il loro modo di dire grazie alla città che li ha accolti. Tale lavoro ha fatto nascere altra vita: l’intero ricavato (100%) di qualsiasi vendita torna ai rifugiati, ma essi, a loro volta, ne donano una parte al Poliambulatorio mobile di Castel Volturno, via Emergency aiutando persone ancora più bisognose.
3 febbraio 2019
Gustamondo – Roma
In questo viaggio scopriremo il progetto GUSTAMUNDO che nasce con l’idea di proporre integrazione sociale tramite la cucina. Con la collaborazione di molti centri di accoglienza e di alcune onlus, Gustamondo organizza cene multietniche preparate da uomini e donne provenienti dai paesi più disagiati. Sono loro i protagonisti in cucina, vivendo un momento di serenità e aggregazione, dando la possibilità a chi non le conosce di assaggiare specialità di tutto il mondo. Un porto gastronomico dove i migranti possano fermarsi e far conoscere meglio la cultura e i sapori della loro terra.
“Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo ancora imparato la semplice arte di vivere insieme come fratelli”.
Pasquale l’ideatore e promotore del progetto ha scelto questa frase di Martin Luther King per raccontare questo esperimento riuscito. Pasquale, arriva ai migranti lavorando tramite i centri d’accoglienza, la Caritas, la Comunità di Sant’Egidio.
È un’umanità esemplare per forza e dignità quella che si incontra tra le pareti colorate di questo piccolo locale, che ha aperto le sue porte a decine di cuochi provenienti dai luoghi più disagiati del mondo.
Tutti i cuochi vengono retribuiti per il loro lavoro, e il resto del ricavato – a parte il necessario per coprire le spese del locale – va in progetti di beneficenza, tra cui la fornitura settimanale di 400 litri d’acqua ai migranti del presidio Baobab Experience.
10 febbraio 2019
La valle accogliente – Val Camonica (Brescia)
Un viaggio in Val Camonica con l’intento di raccontare un sistema di accoglienza diffusa in un contesto politicamente poco favorevole
In questo documentario conosceremo il sistema operativo proposto dalla cooperativa K-pax che propone un’integrazione graduale al di fuori di un contesto emergenziale attraverso la diffusione delle residenze dei rifugiati in appartamenti che accolgono quattro o cinque persone.
Attraverso questo modello i nuovi ospiti riescono a relazionarsi con maggiore facilità con gli abitanti locali, che a loro volta si sentono meno minacciati. Proseguendo il nostro viaggio scopriamo l’Hotel Giardino, l’unico albergo in funzione a Breno, che dopo un processo di riqualificazione e valorizzazione della struttura alberghiera ha consentito di garantire un’occupazione stabile a quattro migranti riconosciuti come titolari di diversi gradi di protezione. L’impatto dell’hotel sull’economia di tutto il territorio camuno è altrettanto significativo grazie all’aumento di presenze turistiche che garantisce e alle realtà locali che valorizza attraverso la promozione di attività artigianali e artistiche. Inoltre grazie alla particolare attenzione posta all’impatto ecologico-ambientale attraverso la ricca offerta di prodotti biologici a km zero, l’hotel ha aottenuto la certificazione Certiquality rilasciata dalla piattaforma EcoWorldHotel.
2 Gennaio 2019