Don Peppe Diana: su Tv2000 il docufilm sul sacerdote ucciso dalla camorra
In occasione del 25° anniversario della morte avvenuta il 19 marzo 1994
Direttore Morgante: “Volevamo che la voce di Don Diana rimanesse viva”
Tra le testimonianze più significative: la madre Iolanda, don Clemente Petrillo (confessore di Don Diana); il vescovo emerito di Caserta, mons. Raffaele Nogaro; Raffaele Cantone; Augusto Di Meo (testimone oculare)
Roma, 6 marzo 2019. ‘Don Peppe Diana, il martire del riscatto’. È il docufilm di Tv2000, realizzato dal giornalista Luigi Ferraiuolo, in onda lunedì 18 marzo alle ore 22.45 alla vigilia del 25° anniversario della morte del sacerdote di Casal di Principe ucciso dalla camorra il 19 marzo 1994 in chiesa, nel giorno del suo onomastico.
Nel documentario le interviste agli amici più cari e ai parenti: dal sindaco di Casal di principe di allora e oggi Renato Natale, alla madre Iolanda Di Tella, dai giornalisti Raffaele Sardo e Nicola Alfiero, che firmarono con don Diana alcuni documenti contro i clan. Tra le testimonianze più significative quelle del suo confessore, don Clemente Petrillo, e di colui che si può definire il ‘padre spirituale’, insieme con don Tonino Bello: il vescovo emerito di Caserta e Sessa Aurunca, mons. Raffaele Nogaro. E poi il ricordo del giudice Raffaele Cantone della stessa diocesi di don Diana, la diocesi di Aversa. Il documentario di Tv2000 è aperto da Augusto Di Meo, il testimone oculare. Nel lungometraggio anche le testimonianze di chi non è andato via e ha ‘resistito’ alla camorra.
Il martirio di don Diana ha innescato la rivolta culturale e umana di una piccola fetta di resistenti che hanno creato un mondo diverso con cooperative sociali di ex detenuti, ragazzi disabili o disagiati, che sono diventate ristoranti o vere e proprie imprese. Un impegno che dopo venticinque anni comincia a diventare evidente e che si oppone al ritorno della camorra, non solo nel casertano, ma nel resto d’Italia.
“Abbiamo voluto realizzare questo documentario – spiega il direttore di Tv2000, Vincenzo Morgante – affinché la voce, la storia, gli insegnamenti di don Peppe Diana rimanessero vivi e non sbiaditi dal passaggio del tempo. Abbiamo cercato attraverso le tante testimonianze di far memoria di un parroco che ha pagato con la vita il suo non volersi piegare al male. Una grande eredità che ci lascia don Peppe è la frase ‘Per amore del mio popolo non tacerò’. E non tacere significa raccontare, significa non dimenticare, significa contrapporre la voglia di vivere alla logica della morte dei mafiosi. Don Diana, come un anno prima a Palermo don Pino Puglisi, sacrificò la sua vita per difendere la libertà della sua terra e del suo popolo. Aveva soli 36 anni – ricorda il direttore di Tv2000 – quando venne ammazzato dalla camorra nel giorno di San Giuseppe, festa del papà. Oggi lo ricordiamo come un padre che lascia in eredità ai figli la capacità di denunciare e smascherare con forza e senza tentennamenti il male prodotto dalle mafie. Nel documentario abbiamo inoltre voluto ricordare che ‘Casalesi’ non è il nome di un clan ma il nome di un popolo. Un popolo – sottolinea Vincenzo Morgante – che oggi non dimentica l’esempio di Chiesa, umanità e coraggio di don Peppe Diana”.
“Il documentario – prosegue l’autore e giornalista di Tv2000, Luigi Ferraiuolo – tenta di raccontare don Diana e il suo tempo e come tra Casal di Principe, San Cipriano D’Aversa e Casapesenna e i centri limitrofi si combattesse una guerra nascosta ma mortale. In quel contesto i gesti di don Diana divennero rivoluzionari e hanno innescato la rivincita del bene. A distanza di 25 anni lo si può capire concretamente. Se non ci fosse stato il sangue sparso di Don Diana nessuno si sarebbe accorto del clan più violento e sanguinario di gomorra”. Come spiega il vescovo di Aversa, monsignor Angelo Spinillo, che definisce per la prima volta ufficialmente, don Giuseppe Diana, “un martire della Chiesa”. Il docufilm ha ispirato anche un libro: ‘Don Peppe Diana e la caduta di gomorra’ scritto dal giornalista di Tv2000 Luigi Ferraiuolo con il patrocinio della Diocesi di Aversa e del Comune di Casal di Principe.
17 Marzo 2019