Today: che fine fanno i rifiuti
I vestiti che non si usanopiù, e magari vengono riportati nei grandi magazzini che si impegnano a riciclarli, fanno il giro del mondo. Ma non tutti finiscono a chi ne ha davvero bisogno. E che cosa ne è dei vecchi telefonini, del vetro, della plastica, di tutte quelle cose che si buttano ogni giorno? È questo il tema di Today, l’approfondimento di Tv2000 sull’attualità internazionale condotto da Andrea Sarubbi, in diretta sabato 3 dicembre alle 15.15.
Ogni Paese europeo produce milioni di tonnellate di scarti all’anno: la carta viene in gran parte riciclata, anche più del vetro; la plastica, invece, soltanto in minima percentuale. C’è poi il capitolo importante del tessile: basti pensare che, in media, un cittadino europeo butta ogni anno 11 kg di vestiti e non indossa un capo d’abbigliamento per più di 7 volte. Il reportage di François Ruchti e Stéphanie Saporito si occupa proprio di seguire il viaggio di alcuni abiti dismessi, che dalla Svizzera in pochi mesi raggiungono destinazioni diverse: la Germania, dove vengono riciclati come tappezzeria per le auto; la Costa d’Avorio, dove finiscono nei mercatini locali; la Moldavia, dove vengono interrati in megadiscariche. Arricchiscono la puntata varie testimonianze: la distribuzione degli abiti di Caritas in Italia, la rappresentanza delle cooperative sociali di riciclo nella sede dell’Unione europea, i grandi slum di Nairobi che raccolgono sia i rifiuti locali, sia quelli giunti dall’estero. Ad analizzare questi temi, in studio con Andrea Sarubbi, Alessandra De Santis, coordinatrice dell’Atlante italiano dell’economia circolare.
L’apertura della puntata è dedicata al maltrattamento a allo sfruttamento degli animali nel mondo: dal contrabbando di tigri, denunciato dall’ultimo rapporto WWF, al dibattito in Francia sull’abolizione delle corride, passando per l’allarme aviaria che sta decimando gli allevamenti di polli in varie parti del mondo. Se ne parla con Gianluca Felicetti, presidente della LAV.
Anticipazoni 10 dicembre: UCRAINA-RUSSIA, IL NOBEL DELLA SPERANZA
Un attivista bielorusso e due organizzazioni umanitarie, una russa e una ucraina: il premio Nobel per la Pace 2022, che verrà consegnato a Oslo il 10 dicembre, è un riconoscimento alle battaglie della società civile per i diritti umani e per la pace. Ma la pace in Ucraina, dopo 9 mesi e mezzo dall’inizio dell’offensiva russa, è ancora lontana: il Nobel di quest’anno è dunque, più che un premio a un risultato raggiunto, un segnale forte di speranza.
1 Dicembre 2022