Today: Fuggire o morire, storie di rifugiati
Dall’Ucraina al Myanmar, passando per l’Afghanistan e il Corno d’Africa, il numero dei rifugiati nel mondo è in costante crescita: non erano mai stati così tanti, dalla fine della seconda guerra mondiale. È questo il tema di Today, l’approfondimento di Tv2000 sull’attualità internazionale condotto da Andrea Sarubbi, in diretta sabato 20 maggio a partire dalle 15.15.
Nel messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, Papa Francesco ha auspicato un mondo in cui “ognuno sia libero di decidere se restare nel proprio Paese o andare via”. Per 103 milioni di persone, però, questa scelta non è possibile: sono i rifugiati, gli sfollati interni, i richiedenti asilo, gli apolidi. È una popolazione giovane – quasi un terzo ha meno di 18 anni – che ha dovuto mettere da parte i propri sogni per cercare di sopravvivere a guerre, persecuzioni, disastri naturali; il suo unico desiderio – come dimostrano le testimonianze di ucraini e venezuelani in Italia, raccolte in questa puntata – è quello di tornare a casa. I reportage affrontano due emergenze, in due parti diverse del mondo: quello di Solen De Luca è sulla situazione in Corno d’Africa, mentre quello di Laura Silvia Battaglia racconta la vita dei rifugiati birmani nel campo di Cox’s Bazar, in Bangladesh. Il direttore di Caritas Libano spiega invece i momenti di tensione che sta attraversando il Paese: la crisi economica ha portato infatti i cittadini a contestare la presenza massiccia dei profughi siriani. In studio, con Andrea Sarubbi, affronta questi temi Chiara Cardoletti, rappresentante in Italia dell’UNHCR, l’Alto commissariato ONU per i rifugiati.
L’apertura della puntata è dedicata alla crisi ambientale nel mondo: dalle alluvioni in Emilia-Romagna alla minaccia di incendi in Canada, passando per i piani di Spagna e Francia in vista dell’emergenza siccità. Se ne parla con Letizia Palmisano, giornalista ambientale e divulgatrice.
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Anticipazioni 27 maggio MERCENARI
Un tempo si chiamavano soldati di ventura o mercenari, oggi hanno nomi più moderni: contractors o foreign fighters. Quello che non è cambiato, invece, è che in varie parti del mondo c’è chi continua a combattere per uno Stato che non è il proprio, in cambio di denaro. In vari Paesi, tra cui l’Italia, partecipare a una guerra straniera è punito con il carcere; ma l’arruolamento è sempre aperto e i nuovi mercenari affiancano gli eserciti o li sostituiscono nelle operazioni più rischiose.
15 Maggio 2023