Ndrangheta, De Raho: “Istituzioni vicine ma bisogna vivere sempre soli”
Procuratore Reggio Calabria al Tg2000: “Io ho smesso persino di giocare a tennis, per timore di frequentare circoli contaminati. A Reggio Calabria anche per dipingere parete si deve chiamare impresa affiliata”

“Non si ha mai la certezza – ha aggiunto De Raho – di parlare con l’antimafia o con persone che hanno preso una posizione ferma contro l’ndrangheta. L’ndrangheta per essere battuta necessita di esponenti delle istituzioni che adottino anche un codice etico che riporti alla rinuncia a tutti i rapporti esterni che non siano quelli strettamente istituzionali”.
“Prima giocavo a tennis – ha rivelato De Raho – oggi non lo posso più fare perché anche quello determina entrare in un circolo, avere rapporti con persone. Cosa penserebbe il cittadino se mi vedesse insieme a persone che io reputo perbene ma che invece hanno rapporti che io ignoro. Penserebbero tutti ad una Procura inaffidabile”.
Nel contrasto all’ndrangheta, ha proseguito De Raho, “non mi sento solo. Nell’ambito delle istituzioni i vertici sono rappresentati da uomini di altissimo spessore etico e di una straordinaria professionalità: il prefetto, il comandante provinciale dei carabinieri, il questore, il comandante della Guardia di Finanza. Persone con le quali si riesce a condividere un’impostazione strategica nel contrasto all’ndrangheta”.
“Una volta non c’erano denuncianti – ha concluso De Raho – oggi invece le vittime di estorsione a volte denunciano. E questo è un passo enorme se si tiene conto che l’ndrangheta controlla tutto. Nella città di Reggio Calabria anche per pitturare una parete è necessario chiamare l’impresa che è autorizzata a lavorare in quel edificio. Oggi invece ci sono cittadini che credono che questo sistema criminale può essere cambiato e che l’azione dello Stato è costante, seria e forte. Alcune persone si presentano spontaneamente per riferire di estorsioni subìte da anni. Questa è la dimostrazione di una società che sta cambiando”.
5 Settembre 2017