L’arcivescovo di Yangon al Tg2000: “Significherebbe riconoscere cittadinanza a questa minoranza”

Roma, 17 novembre 2017. “Spero che il Papa non nomini mai la parola Rohingya. Anche Kofi Annan ha consigliato di evitare di pronunciare questa parola”. Lo ha detto l’arcivescovo di Yangon (Birmania), il card. Charles Maung Bo, in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000, in merito al viaggio di Bergoglio in Myanmar e Bangladesh in programma dal 26 novembre al 2 dicembre. Tra i temi più delicati che attendono il Papa, infatti, c’è anche quello riguardante la persecuzione della minoranza musulmana dei Rohingya in difesa dei quali Francesco ha lanciato diversi appelli.
“È una questione molto controversa in Myanmar – ha proseguito il card. Bo – pronunciare la parola Rohingya significherebbe senza mezzi termini riconoscere la cittadinanza e tutte le istanze di questa minoranza”.
In una terra uscita a fatica da una dittatura militare e dove i cattolici sono una minoranza assoluta, circa 700 mila, l’arrivo del Papa rappresenta un momento di grande coinvolgimento e speranza come ha ricordato il card. Bo: “La chiesa cattolica in Myanmar è in grande fermento, così come tutto il paese. Anche musulmani, indù e buddisti sanno che stiamo vivendo un momento importante per la costruzione della pace e si attendono grandi cose dalle parole del Papa”.

17 Novembre 2017