Chiara Montini a ‘Indagine ai confini del sacro’ su Tv2000: “Ricordo emozione mia famiglia quando andò in Terra Santa. Voleva chiudere Concilio in modo costruttivo”.

Roma, 27 aprile 2018. “Il fatto di avere un parente Papa è stato negli anni della mia adolescenza un impegno non indifferente e spesso ho avuto grosse difficoltà ad accettare un parente così importante perché non era scontato che noi fossimo accettati da tutti. Per cui, per lungo tempo, ho deciso di non dire niente che avevamo uno zio Papa”. Lo ha detto Chiara Montini, nipote di Paolo VI, durante la puntata di ‘Indagine ai Confini del Sacro’, a cura di David Murgia, dal titolo ‘Amanda, la bambina miracolata da Paolo VI’ in onda su Tv2000 sabato 28 aprile 2018 in seconda serata.
“Quando ero al liceo – ha aggiunto Chiara Montini – io e mia sorella eravamo sempre prese di mira. Ogni tanto capitava che qualcuno ci fotografasse a nostra insaputa e venivano pubblicate fotografie su periodici del tempo. E questo ha provocato grosse difficoltà perché diventi una persona pubblica”.

 

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“Paolo VI, mio zio, – ha proseguito la nipote – era sempre molto affettuoso e presente. Quando morì mio papà lui ne prese il posto. Ricordo le telefonate che ci faceva verso sera per sapere come andava la scuola, come ci comportavamo, che indirizzi di studi avremmo voluto prendere. E’ stata sempre una persona molto attenta e affettuosa”.
“Quando Paolo VI decise di andare in Terra Santa – ha sottolineato la nipote – ricordo l’emozione dei miei familiari per questo primo viaggio…il primo Papa che prende l’aereo e va in Terra Santa. E poi il problema di atterrare in Giordania e non citare mai il paese di Israele. E questa folla che lo travolge. Io ho proprio in mente alcune immagini in cui lui, questa figuretta bianca, è travolta da mille persone. Però lui sempre con questo sorriso. Sembrava proprio che fosse una cosa che desiderava tantissimo ed è riuscita a fare”.
Chiara Montini ha poi ricordato le “difficoltà del ’68, la difficoltà di portare a termine un Concilio ma allo stesso tempo la volontà di chiuderlo in modo costruttivo. La contestazione ha poi ribaltato tantissime cose. Io penso a tanta sofferenza. Ricordo le telefonate che lo zio faceva a mio papà. Ed erano telefonate sempre cariche di pensieri, di problemi, di dolore”.

27 Aprile 2018