Mafia, De Raho: “Messina Denaro sarà arrestato, abbiamo tagliato reti sostegno”
Il procuratore nazionale Antimafia ospite di Tv2000: “Bruzzese? Cognome su citofono fatto grave che non deve accadere. Per la politica la lotta alla mafia non è la priorità. Intere Regioni con mafia silente che controlla tutto. Serve banca dati degli appalti”.
Roma, 10 gennaio 2019. “I latitanti godono di coperture e reti di sostegno. Non potrebbero esistere i latitanti se non ci fossero reti che consentono le latitanze. Le reti via via sono state tagliate e si assottiglia sempre più quel sostegno che ha consentito al latitante di restare ancora oggi impunito. Questo mi fa pensare che Matteo Messina Denaro sarà sicuramente arrestato”. Lo ha detto il procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho, ospite del programma ‘Siamo noi’ su Tv2000.
“Di latitanti ne abbiamo arrestati tantissimi – ha aggiunto De Raho – sia quando ero Procuratore aggiunto a Napoli sia da Procuratore della Repubblica a Reggio Calabria. E a Reggio Calabria non ci sono più latitanti, anche se erano in latitanza da 20-30 anni. Sono stati arrestati tutti. Via via che si tagliano le reti i latitanti vengono necessariamente raggiunti e arrestati”.
De Raho ha inoltre commentato la vicenda dell’uccisione a Pesaro di Marcello Bruzzese fratello di un pentito di ‘ndrangheta: “Per Marcello Bruzzese c’è stata una caduta di vigilanza. Il fatto stesso che sul suo portone ci fosse il suo cognome è certamente un fatto grave sul quale ci sta riflettendo la Commissione e il servizio centrale. Non può avvenire che un famigliare o collaboratore di giustizia abbia sul suo citofono nome e cognome. La vigilanza deve essere costante. Le mafie non possono essere lasciate libere di operare come è avvenuto a Pesaro. È un dovere dello Stato impedire in modo assoluto che si possano verificare fatti di questo tipo”.
“La politica”, ha proseguito De Raho, “deve porsi il contrasto alla mafia come una priorità, cosa che oggi non c’è. Anche se esistono gli strumenti legislativi, di mafia bisogna parlarne e orientare qualsiasi decisione al suo contrasto. Non è pensabile fare una legge e tacere sul resto. Bisogna rafforzare quello che è il circuito di protezione della nostra economia. Il Comune che viene sciolto per mafia, viene sciolto perché lì è presente la mafia. E quando sono passati i due anni la mafia continua ad essere lì che aspetta. Se non si bonifica il territorio e non si spezza la catena le elezioni saranno nuovamente condizionate”.
“Ci sono intere Regioni – ha sottolineato De Raho a Tv2000 – che hanno una mafia che non si fa più sentire ma che controlla tutto. Ci sono appalti che nel momento in cui vengono assegnati finiscono per costringere l’incaricato a rivolgersi direttamente al capo mafia. Ormai non è più il contrario come avveniva una volta. Questo avviene nelle Regioni dove ci sono le mafie autoctone: Sicilia, Puglia, Calabria, Campania. Le altre mafie quelle che si sono infiltrate nel Centro e Nord Italia entrano nelle economie con soggetti economici che a volte hanno la veste della società a responsabilità limitata e a altre volte quella della società per azioni che utilizza una borghesia mafiosa”.
Il procuratore nazionale Antimafia negli studi di Tv2000 ha infine chiesto che venga “creata una banca dati degli appalti che consenta di individuare quali sono i soggetti che partecipano. Le nostre indagini hanno evidenziato in varie occasioni che con la regia mafiosa vengono creati dei cartelli di 30-40 e anche 70 imprese che si offrono liberamente ma in realtà ad offrire è una regia mafiosa che riempie anche le offerte. E chi non entra in questi cartelli non lavora. Lo Stato deve impedire che la mafia continui a gestire meccanismi di questo tipo”.
10 Gennaio 2019