Javier Cercas a Tv2000: “Bergoglio non è Superman Più esotico conoscere il Vaticano che la Mongolia”
Lo scrittore spagnolo ospite del programma Soul domenica 20 aprile ore 20.40
“Il cristianesimo è una religione sovversiva
Guerra in Ucraina? L’anima che unisce l’Europa è la diversità”
“Per me è stato più esotico conoscere il Vaticano che la Mongolia, perché ho dovuto lottare contro i pregiudizi, avere uno sguardo pulito sulla Chiesa. La Mongolia è molto esotica, interessante, ma il Vaticano di più”. Lo afferma lo scrittore spagnolo Javier Cercas a Tv2000, ospite della puntata di Pasqua ‘Soul’, il programma di interviste condotto da Monica Mondo, in onda domenica 20 aprile ore 20.40 e lunedì 21 aprile su Radio InBlu2000 ore 21.
Cercas, uno dei più stimati e letti scrittori contemporanei, che si dichiara ateo e anticlericale, è stato chiamato ad accompagnare il Papa nel suo viaggio in Mongolia nel 2023. Ne è nato un libro: Il folle di Dio alla fine del mondo, appena uscito per Guanda.
“Quello che io voglio – dice nell’intervista Cercas – è capire la complessità, e Papa Bergoglio non è una specie di Superman, è un uomo molto complesso, e ho cercato di restituire questa complessità, la ‘papolatria’ e idealizzazione è una forma di aggressione. Ma il mio obiettivo non è giudicare”.
“Nel cristianesimo – sottolinea Cercas a Tv2000 – c’è la più grande ribellione possibile alla morte. Non è la religione della sottomissione, dell’accettazione, ma è una religione sovversiva e questo è il vero messaggio di Cristo. Capisco che quando la gente ascolta la radicalità massima di Cristo pensa: ‘Forse questo è troppo’. E i missionari sono la personificazione di questo cristianesimo come ribellione sociale, e metafisica: non dobbiamo morire”.
“Nei media il discorso religioso del Papa – prosegue Cercas – non si vede, è un fatto. C’è gente molto critica col Papa che sostiene: ‘Il Papa non parla di fede’. Questo è falso. I media non sono interessati apparentemente a queste questioni, non hanno il linguaggio per raccontarle. È vero però che a volte questo fatto centrale, secondo la mia impressione, rivoluzionario del cristianesimo, questo non accettare la morte, la radicalità del messaggio di Cristo sembra un po’ nascosto”.
Lo scrittore spagnolo commenta infine il conflitto in Ucraina e la contrapposizione dell’Europa a Putin: “L’anima che unisce l’Europa è la diversità. L’Europa è il grande processo politico del nostro tempo, senza dubbio, è l’unico capace di presentare la pace, la prosperità, la democrazia”.
Trascrizione integrale intervista Tv2000 a Javier Cercas:
LIBRO: “Il centro di questo libro è la Resurrezione, il mistero centrale del cristianesimo. Perché il Vaticano ha fatto una cosa molto strana, questo è un libro molto strano. Mi hanno fatto una proposta, di viaggiare con il Papa Francesco in Mongolia e aprirmi le porte per parlare con tutta la gente con cui volevo parlare. Quando mi hanno fatto questa proposta, che è unica, a me che sono laico, ateo e anticlericale nel senso del Papa…Perché il Papa è contro il clericalismo. La prima cosa che ho pensato è a mia mamma…Quando è mancato mio papà la mia mamma credeva che l’avrebbe visto dopo la morte, è sicura, è questa la promessa del cristianesimo. E allora ho pensato che il libro sarebbe stato un giallo: l’enigma è enorme, è il centro del cristianesimo e dunque della nostra civiltà. Quello che dovevo fare era incontrare il Papa e fargli questa domanda, la domanda di un bambino: è vero che mia mamma vedrà mio papà dopo la morte, come lei dice? Ascoltare la sua risposta e portarla alla mia mamma”.
GUERRA IN UCRAINA: “L’anima che unisce l’Europa è la diversità. L’Europa è il grande processo politico del nostro tempo, senza dubbio, è l’unico capace di presentare la pace, la prosperità, la democrazia”.
ROMANZIERI: “I romanzieri non sono di sinistra, né di destra, sono romanzieri, fanno delle domande, danno delle risposte. Alcuni dei miei libri hanno una dimensione politica, ma io non mi sento un romanziere politico che vuol dar lezione di politica. i romanzi non hanno un’ideologia. Lo strumento del romanzo è l’ironia e l’ironia dice sì e no allo stesso tempo”.
MISSIONARI: “Ho conosciuto gente straordinaria in Mongolia, che sono i missionari sono loro che incarnano il vero cristianesimo, fanno follie, fanno delle cose strane, che non sono normali: abbandonano la famiglia, il paese, tutto, le ambizioni, i soldi, tutto ciò che vale nel mondo e non vanno a fare proselitismo, ma ad aiutare”.
BERGOGLIO, VATICANO E MONGOLIA: “Quello che io voglio è capire la complessità, e Papa Bergoglio non è una specie di Superman, è un uomo molto complesso, e ho cercato di restituire questa complessità, la papolatria e idealizzazione è una forma di aggressione. Ma il mio obiettivo non è giudicare…per me è stato forse più esotico conoscere il Vaticano che la Mongolia, perché ho dovuto lottare contro i pregiudizi, avere uno sguardo pulito sulla chiesa. La Mongolia è molto esotica, interessante, ma il Vaticano di più”.
CRISTIANESIMO: “Nel cristianesimo c’è la più grande ribellione possibile alla morte. Non è la religione della sottomissione, dell’accettazione, ma è una religione sovversiva e questo è il vero messaggio di Cristo. Capisco che quando la gente ascolta la radicalità massima di Cristo pensa: forse questo è troppo. E i missionari sono la personificazione di questo cristianesimo come ribellione sociale, e metafisica: non dobbiamo morire”.
MEDIA, PAPA, FEDE: “Nei media il discorso religioso del Papa non si vede, è un fatto. C’è gente molto critica col Papa che sostiene: ‘Il Papa non parla di fede’. Questo è falso. I media non sono interessati apparentemente a queste questioni, non hanno il linguaggio per raccontarle. È vero però che a volte questo fatto centrale secondo la mia impressione, rivoluzionario del cristianesimo, questo non accettare la morte, la radicalità del messaggio di Cristo sembra un po’ nascosta. Non so se perché non si sa come parlarne al nostro mondo. Bisogna avere una sorta di follia per credere a questo, ma senza questo non esiste il cristianesimo. Alla fine di questo libro, il folle senza Dio, che sarei io, ha una nostalgia delle sicurezze, della forza, del superpotere che hanno i missionari. È un superpotere. Ho una nostalgia del senso che dà alla vita la fede. Ma questo dono ce l’hai o no. Io ce l’avevo e non ce l’ho più. Lo ritroverò, non lo so”.
18 Aprile 2025