Capaci, Maria Falcone a Tv2000: “La morte di Giovanni non è una sconfitta ma quasi una vittoria”
Documentario ‘Il filo della memoria’ in occasione 30° anniversario della strage
In onda lunedì 23 maggio ore 21.10
Roma, 20 maggio 2022. “La morte di Giovanni non può essere considerata una sconfitta, ma deve essere considerata quasi una vittoria”. Lo afferma Maria Falcone nel documentario di Tv2000 ‘Il filo della memoria’, a cura di Massimiliano Cochi, in onda lunedì 23 maggio ore 21.10 in occasione del 30° anniversario della strage di Capaci.
Maria Falcone torna nel Liceo classico “Umberto I” di Palermo, dove hanno studiato lei e Giovanni, e ricorda il fratello. Un racconto personale che diventa a tratti corale, con le voci di chi lo ha conosciuto e di chi ha collaborato con lui. Un racconto che diventa testimonianza da tramandare a chi Giovanni Falcone non lo ha mai conosciuto e alle nuove generazioni.
“È quella vittoria – prosegue Maria Falcone parlando con Tv2000 – per la quale io mi sono mossa in questi anni prendendo spunto da un biglietto che mi venne portato qualche giorno dopo la morte di Giovanni e che fu preso sotto l’albero Falcone che è davanti alla sua casa e ora è chiamato Falcone quasi a volerlo ancora vivo e presente tra noi. In quel biglietto c’è la reazione della società civile siciliana che fino ad allora era stata indifferente e quiescente, un po’ più attenta durante il maxi processo. Invece dopo la sua morte si rende immediatamente conto della sua perdita e sarà questa forza della società che spingerà le istituzioni a fare una lotta alla mafia che dura ormai da 30 anni e che ha portato non certo alla sconfitta definitiva, ma certamente ad un grande indebolimento di ‘Cosa nostra’”.
“Quando Giovanni accettò di entrare nel pool – ricorda Maria Falcone – fu per noi familiari un momento di grande preoccupazione. Negli anni tante volte Chinnici (il giudice istruttore ucciso da ‘Cosa nostra’ a Palermo nel 1983, ndr) aveva chiesto a Giovanni di partecipare a questo suo pool diretto a combattere la mafia. A Palermo si sapeva del lavoro di Chinnici e della pericolosità del suo lavoro. Quando Giovanni accetta, ricordo – ho in mente come una fotografia di quel momento – il momento in cui gli ho detto: ma perché hai accettato? E lui rispose: si vive una sola volta. Era come se volesse dire: la vita deve essere spesa al meglio”.
“Francesca – conclude la Falcone, parlando di sua cognata, morta anche lei nella strage di Capaci – è stata la moglie ideale per Giovanni: era la donna intelligente, magistrato, preparata, e come tutte le mogli è tesa alla protezione del proprio uomo. Però anche lei è stata vicino a Giovanni, in una vita, possiamo dirlo, peggiore di quella di un carcerato. A Giovanni era proibito qualsiasi gesto di normalità. Andare a comprare il giornale, andare a bere un aperitivo o un caffè al bar, andare al cinema che lui amava tanto, al teatro, ad un concerto: non gli era permesso. Francesca ha vissuto tutto questo. Ha condiviso con il suo uomo tutta la sofferenza di questa reclusione e ne ha condiviso anche la morte”.
20 Maggio 2022