Bruxelles, Copasir: “C’è preoccupazione. A lavoro contro cellule terroristiche”
Dopo gli attentati a Bruxelles in Italia massima allerta. Si lavora per individuare cellule terroristiche. Il punto stamane in Piazza inBlu con Chiara Placenti lo ha fatto Giacomo Stucchi presidente del Copasir. Il numero uno del Comitato Parlamentare per la sicurezza della Repubblica critica anche la posizione del Dipartimento di Stato americano che ha emesso un ’travel warning’, invitando i cittadini americani a non viaggiare verso e attraverso l’Europa dopo gli attacchi di Bruxelles, e indicando l’esistenza di una minaccia “a breve termine” di possibili nuovi attentati.
Roma, 23 marzo 2016 – In Italia “si sta lavorando per individuare se esistono possibili cellule terroristiche. Evidentemente se c’è questa preoccupazione è perché qualche segnale è arrivato. Ora l’obiettivo è non far concretizzare le azioni di questi soggetti”. Lo ha detto il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, in un’intervista a inBlu Radio, network delle radio cattoliche italiane, commentando gli attentati di Bruxelles.
“C’è un aumento della preoccupazione all’interno di determinati ambienti – ha aggiunto Stucchi – in merito alla volontà di attuare possibili azioni dalle conseguenze drammatiche. Certamente dalla fase progettuale alla concretizzazione ce ne passa ma il fatto che ci siano delle progettualità questo non ci lascia tranquilli”.
Il Dipartimento di Stato americano ha emesso un ’travel warning’, invitando i cittadini americani a non viaggiare verso e attraverso l’Europa ma questo, ha commentato Stucchi, è stato uno “sbaglio perché fanno passare un messaggio che non è assolutamente quello reale. E’ vero che facendo così mettono le mani avanti e di fronte a possibili attentati in Europa possono sempre dire ‘lo avevamo detto’ ma non è un modo serio di affrontare la questione”.
“Purtroppo di fronte a quanto accaduto a Bruxelles e ad esempi recentissimi – ha proseguito Stucchi – doveva esserci una risposta differente. In questo momento la cosa più importante è il tempo. Salah probabilmente non era il regista degli attentati ma un esecutore che possedeva però delle informazioni. Era necessario attuare una scelta drastica: accelerare la prevenzione degli attentati. Purtroppo l’intelligence e tutto il sistema di sicurezza del Belgio non ha capito che il fattore tempo era determinante”.
“Esiste un coordinamento tra le intelligence europee ma è necessario che ci sia un maggiore coordinamento all’interno di una piattaforma che dà immediatamente a tutte le intelligence la disponibilità delle informazioni esistenti”.
23 Marzo 2016